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MELOZZO DA FORLÌ
Il pittore Romagnolo del Rinascimento
Melozzo degli Ambrosi, nato nel 1438 e vissuto fino al 1494, prese dalla propria città natale il nome da artista e passò alla storia come Melozzo da Forli'.
Melozzo si spostò dalla Romagna per lavorare a Loreto, Roma ed Urbino. Fu uno degli artisti più caratteristici e ricercati del suo tempo ed ancora oggi occupa un posto di gran riguardo nei testi di Storia dell’Arte Italiana.
Non si conoscono tantissimi dati biografici, dettagli della sua formazione artistica o notizie sui primi tempi della sua produzione pittorica, ma si suppone, data la sua educazione artistica ad Urbino, che fosse un seguace allievo del grande Piero della Francesca, i cui lavori ebbe modo di studiare proprio durante la sua permanenza nella città marchigiana nel periodo fra il 1465 e il 1475.
Lo stile di Melozzo da Forlì è piuttosto affine a quello di Piero della Francesca. Melozzo apprese dal Maestro l’arte e la scienza della prospettiva, grande innovazione della pittura rinascimentale e i lucenti e densi impasti cromatici. Melozzo da Forlì è anche conosciuto per la sua visione spaziale ampia e solenne nella quale si affermano appieno il suo gusto per la rappresentazione scenografica e la sua ammirevole abilità prospettica, tale da far scrivere a Giorgio Vasari nel XVI secolo: il Melozzo fu “un grandissimo prospettivo”.
La sua figura ebbe parte di rilievo negli ambienti umanistici alla corte pontificia e la sua opera contribuì notevolmente allo sviluppo della pittura nell’Italia centrale della seconda metà del XV secolo. Nel 1477 dipinse nella biblioteca vaticana l’affresco Sisto IV consegna la Biblioteca Vaticana all'umanista Bartolomeo Platina, ora conservato nella Pinacoteca Vaticana. Nel 1480 eseguì un’affresco per l’abside della Chiesa dei Santi Apostoli a Roma (ora nel palazzo del Quirinale) e gli Angeli Musicanti (ora nella Pinacoteca dei Musei Vaticani). Nel 1484, in collaboratione con il Palmezzano (Forlì, 1459 ca. - Forlì 1539), altro grande artista romagnolo e protagonista della pittura rinascimentale italiana, che fu suo allievo, Melozzo affrescò la cupola della Cappella del Tesoro nella Basilica di Loreto. Sempre collaborando con il Palmezzano, dipinse anche gli affreschi della Cappella Feo nella ex chiesa di San Biagio a Forlì, purtroppo distrutti nel 1944. Altre opere da ricordare sono gli affreschi della Cappella di S.Elena nella Chiesa di S.Croce in Gerusalemme a Roma (1489), la decorazione del Palazzo Comunale di Ancona (1493). Oltre ai bellissimi affreschi, Melozzo da Forlì ci ha lasciato anche diversi dipinti, fra i quali vogliamo ricordare l’Annunciazione, ora nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Solo in tempi relativamente recenti si i è riscoperto il valore di questo pittore di origine romagnola e, anche se poche delle opere di Melozzo da Forlì sono giunte fino ai giorni nostri, esse sono, comunque, in numero sufficiente a testimoniare la portata dei capolavori di questo grande artista e maestro della pittura quattrocentesca.
Melozzo si spostò dalla Romagna per lavorare a Loreto, Roma ed Urbino. Fu uno degli artisti più caratteristici e ricercati del suo tempo ed ancora oggi occupa un posto di gran riguardo nei testi di Storia dell’Arte Italiana.
Non si conoscono tantissimi dati biografici, dettagli della sua formazione artistica o notizie sui primi tempi della sua produzione pittorica, ma si suppone, data la sua educazione artistica ad Urbino, che fosse un seguace allievo del grande Piero della Francesca, i cui lavori ebbe modo di studiare proprio durante la sua permanenza nella città marchigiana nel periodo fra il 1465 e il 1475.
Lo stile di Melozzo da Forlì è piuttosto affine a quello di Piero della Francesca. Melozzo apprese dal Maestro l’arte e la scienza della prospettiva, grande innovazione della pittura rinascimentale e i lucenti e densi impasti cromatici. Melozzo da Forlì è anche conosciuto per la sua visione spaziale ampia e solenne nella quale si affermano appieno il suo gusto per la rappresentazione scenografica e la sua ammirevole abilità prospettica, tale da far scrivere a Giorgio Vasari nel XVI secolo: il Melozzo fu “un grandissimo prospettivo”.
La sua figura ebbe parte di rilievo negli ambienti umanistici alla corte pontificia e la sua opera contribuì notevolmente allo sviluppo della pittura nell’Italia centrale della seconda metà del XV secolo. Nel 1477 dipinse nella biblioteca vaticana l’affresco Sisto IV consegna la Biblioteca Vaticana all'umanista Bartolomeo Platina, ora conservato nella Pinacoteca Vaticana. Nel 1480 eseguì un’affresco per l’abside della Chiesa dei Santi Apostoli a Roma (ora nel palazzo del Quirinale) e gli Angeli Musicanti (ora nella Pinacoteca dei Musei Vaticani). Nel 1484, in collaboratione con il Palmezzano (Forlì, 1459 ca. - Forlì 1539), altro grande artista romagnolo e protagonista della pittura rinascimentale italiana, che fu suo allievo, Melozzo affrescò la cupola della Cappella del Tesoro nella Basilica di Loreto. Sempre collaborando con il Palmezzano, dipinse anche gli affreschi della Cappella Feo nella ex chiesa di San Biagio a Forlì, purtroppo distrutti nel 1944. Altre opere da ricordare sono gli affreschi della Cappella di S.Elena nella Chiesa di S.Croce in Gerusalemme a Roma (1489), la decorazione del Palazzo Comunale di Ancona (1493). Oltre ai bellissimi affreschi, Melozzo da Forlì ci ha lasciato anche diversi dipinti, fra i quali vogliamo ricordare l’Annunciazione, ora nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Solo in tempi relativamente recenti si i è riscoperto il valore di questo pittore di origine romagnola e, anche se poche delle opere di Melozzo da Forlì sono giunte fino ai giorni nostri, esse sono, comunque, in numero sufficiente a testimoniare la portata dei capolavori di questo grande artista e maestro della pittura quattrocentesca.
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Data: 10/12/2007
bravo quel beau site
L'arte rivela ai cuori quanto nessuna scienza potrà mai rivelare alle menti Virgilio Indipendentemente da qualsiasi convinzione l'Arte è sempre maestra di vita anche se, solo per puro caso e senza volerlo, si posa lo sguardo su un'opera d'arte si può essere certi che nel nostro intimo succede qualcosa. I colori, la luce, le forme e l'atmosfera di un dipinto stimolano la conoscenza e la voglia di saperne di più. Melozzo Da Forlì lo conferma con la sua opera e con la sua autorevolezza di maestro. Grazie cati biondi