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1876
PONTE DI TIBERIO
Il ponte del diavolo
Percorrendo la parte estrema del corso d'Augusto in direzione opposta al famoso Arco omonimo, si esce dalla Rimini "romana" attraverso un grande ponte, che segna l'inizio della via Emilia , così come l'Arco d’Augusto segnava la fine della Flaminia. (Le due maggiori strade consolari hanno dunque a Rimini, quasi miracolosamente conservati i loro due "termini" monumentali).
Si tratta del Ponte di Tiberio, costruito interamente in pietra (travertino) d'Istria, a cinque arcate, in stile dorico e rappresenta uno dei più notevoli ponti romani superstiti e permette di scavalcare il Marecchia, l'antico Ariminus, il fiume che alla città ha dato il nome e il porto, costituendone per secoli il limite settentrionale. Il ponte viene detto di Tiberio ma in realtà è stato iniziato nel 14 d.C. per decreto dell’imperatore Augusto e terminato nel 21 d.C. dal successore Tiberio, figlio adottivo di Augusto (Ottaviano Augusto imperatore 27 a.C. -14 d.C.) e secondo imperatore di Roma (nel 14 -37 d.C.), come attestato dall'iscrizione scolpita al centro delle 2 fronti interne dei parapetti:
IMP. CA(E)SAR DIVI F(ILIUS) AUGUSTUS, PONTIFEX MAXIM(US), CO(N)S(UL) XIII, IMP(ERATOR) XX, TRIBUNIC(IA), POTEST(ATE), XXXVII, P(ATER) P(ATRIE); TI (BERIUS) CAESAR DIVI AUGUSTI F(ILIUS),DIVI JULI N(EPOS), AUGUSST(US), PONTIF(EX) MAXIM(US), CO(N)S(UL) III, IMP(ERATOR)
VIII, TRIB(UNUCIA) POTEST(ATE) XXII DEDERE
(L’imperatore Cesare Augusto figlio del divino Cesare ,pontefice massimo, console per tredici volte, imperatore per venti volte, tribuno per trentasette volte, padre della patria; Tiberio Cesare figlio del divino Augusto, nipote del divino Cesare, Augusto, pontefice massimo, console per la terza volta, imperatore per l’ottava volta, tribuno per ventidue volte, donarono)
Il disegno, c’é chi sostiene, fosse di Vitruvio, architetto ed ingegnere (attivo c. 90-20 A.C.) autore del trattato De Architectura scritto durante il regno di Augusto (ed a lui dedicato). Non é notizia certa, ma secondo Vitruvio, le qualità essenziali in qualsiasi edificio o costruzione erano: utilitas, firmitas, e venustas “utility, firmness, and delight”, qualità che il ponte di Tiberio possiede appieno.
Il Ponte di Tiberio e’ considerato uno dei ponti romani più notevoli fra quelli superstiti; assai pregevole per il lato architettonico, questa è un'imponente e massiccia opera classica.
La straordinaria solidità del ponte e la sua resistenza alle piene del fiume, molto frequenti e violente, sono dovute all’ottima tecnica impiegata dai suoi costruttori ed ai sottili accorgimenti a cui hanno fatto ricorso i suoi progettisti.
Come già accennato, il Ponte di Tiberio é formato da cinque arcate a pieno centro (a tutto sesto) in marmo istriano. I sei piloni di sostegno sono obliqui rispetto all’asse del ponte, per favorire le correnti del fiume. Dalle basi di tali piloni sporgono per 2 m. speroni lapidei che servivano come frangiflutti. Ne furono costruiti sopra degli altri ma non si sa di preciso il periodo. Altro documento importante della sapiente tecnica dei Romani sono le fondamenta dei singoli piloni, essi non sono disgiunti gli uni dagli altri ma formano un'unica fondazione, tale da assicurare la stabilità più completa.
Il ponte misura in lunghezza m. 62,60 senza contare le testate, interrate in parte.
La larghezza del ponte è di 8,65 m. La sede stradale è larga 4,91m.
Le arcate non sono tutte delle stesse dimensioni, quella centrale ha luce di 10,50 e le altre variano dai 8,70 m. ai 8.80 m.
Questa opera, oltre che dal punto di vista tecnico, e’ veramente notevole anche dal punto di vista formale e fu studiata ed ammirata da grandi artisti come Giovanni Bellini, Andrea Palladio, Antonio da Sangallo.
L’effetto di grandiosità e d’armonia che caratterizza il monumento é stato ottenuto con molta semplicità, sottolineando gli elementi essenziali della sua struttura: l’imponenza dei piloni era esaltata dagli speroni frangiflutti (ora interrati); l’armonioso digradare degli archi é sottolineato dal rilievo delle ghiere e il piano stradale diviene percettibile per la sporgenza di una semplice cornice sostenuta da mensole.
Questi elementi risaltano in tutta la loro purezza in un gioco plastico sottilmente calcolato, e si compongono in un insieme unitario arricchito dalle sobrie decorazioni di alcune delle chiavi di volta (si notano alcuni emblemi in onore di Augusto scolpiti in rilievo) e dalle quattro finestre cieche rettangolari (edicole) che, appena incavate, adornano i piloni.
Lo stato di conservazione di questo monumento è quasi perfetto, in quanto anche il parapetto in marmo è completamente integro.
Il Ponte di Tiberio rimase indenne anche dopo il passaggio di numerose guerre.
Non si sa molto sulle vicende legate ad esso, si sa solo che nel 552 il goto Usdrila tagliò la sua arcata settentrionale, verso il borgo, per impedire al generale bizantino Narsete il suo passaggio, per raggiungere Roma. La stessa arcata subì dei danni per una piena del fiume nel Trecento. Nel 1680 il ponte fu restaurato dal ferrarese A.Mantinelli per ordine del Papa Innocenzo XI.
Nel 1742 le truppe spagnole, apportarono dei danni al ponte che fu però in seguito risanato come reca un incisione fra due arcate (la prima e la seconda) con su scritto “restaurato nel 1742”.
Nel 1944 i tedeschi in ritirata scavarono nei piloni dei fornelli per mine che per fortuna non hanno fatto brillare. Dall’anno 1885 il ponte è un monumento nazionale.
Questo magnifico ponte romano é in uso ancora oggi e sostiene il peso di un intenso traffico cittadino. Il ponte non ha quasi cambiato aspetto ma é invece molto cambiato l’ambiente tutto attorno.
La solidità del Ponte di Tiberio ha sempre destato grande meraviglia, fino a creare la leggenda (peraltro diffusa in tutti i luoghi in cui si trovano opere similmente ben conservate) del “ponte del diavolo”, legata al mito di indistruttibilità di cui nei secoli il Ponte di Tiberio si è fatto scudo.
La leggenda dice: “Ci vollero ben sette anni a Tiberio per portare a termine la costruzione del ponte di Ariminum, iniziata dal padre. Durante questi anni, risultò molto difficile riuscire a continuare l'opera. I lavori procedevano molto a rilento perché ogni qual volta che si costruiva un nuovo pezzo del ponte questi crollava o comunque non riusciva bene. Sembrava un'opera edilizia destinata a non vedere mai la luce e a minare la gloria dell'imperatore fin quando egli, dopo aver pregato invano tutti gli dei giocò l'ultima carta rimastagli e interpellò l'unico essere soprannaturale che poteva metterci lo zampino.
Tiberio invocò il diavolo e, pregandolo di venire in suo aiuto fece, con il signore dell'oscurità il seguente patto: il diavolo avrebbe costruito il ponte ma in cambio si sarebbe preso l'anima del primo che lo attraversava. All'imperatore non rimase che accettare e il diavolo si mise subito all'opera. Il ponte fu costruito nel giro di una notte; bello, solido e imponente, stava lì, ad aspettare che lo si attraversasse. Venne il momento dell'inaugurazione e il corteo ufficiale era pronto per la parata quando all'imperatore venne in mente come liberarsi di quello scomodo patto col diavolo. Tiberio ordinò che, in segno propiziatorio, prima di tutti, sul nuovo ponte, dovesse passare un cane. Così fu fatto e il diavolo, che aspettava la sua anima sull'altra sponda del ponte, rimase a bocca asciutta. Satana, schiumante di collera per essere stato buggerato così malamente, decise di vendicarsi all'istante e buttare giù il ponte di Tiberio.
Calciò più volte con ira sulla pietra da lui posata, ma niente da fare. L'aveva costruito indistruttibile e nemmeno lui poteva distruggerlo. Così se ne dovette andare... a mani vuote (scornato). A testimonianza di questo episodio rimangono alcune impronte caprine impresse su di una delle grosse pietre poste all'inizio del ponte sul lato che guarda la città.
C'è di vero che questo ponte romano si è guadagnato la fama d'indistruttibile rimanendo in piedi per quasi venti secoli, sopportando per tutto questo tempo il via vai del traffico cittadino e assolvendo "senza fare una piega" alle sue quotidiane funzioni. Molti nel corso della storia vi arrecarono danni o tentarono di abbatterlo, ma non riuscirono a scalfirlo.
Che sia veramente opera del diavolo?”
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io ci sono passata nn so quante volte sopra e non mi sono mai accorta che era il ponte di tiberio!!!!!!!!
cmq non mi interessano granche le costruzioni antiche soprattutto quelle fatte dai romani (ma devo riconoscere che e davvero duratura!) ;)
Leggendo la storia davvero notevole e poterlo guardare quando voglio, mi sento davvero fortunato.
questo ponte fa schifo
il ponte di tiberio quanti ricordi che bello vedere i fuochi d'artifico in piedi sul ponte di tiberio io in mezzo a tanta gente con il naso all'insu come me. cmq per chi non è di san giuliano consiglio di passare il pote di tiberio e fare un giro nelle mitiche contrade di san giuliano.
anche io lo ho treversato tante volte. solo che dovrtebberlo chiudero al trafico perche si rovina e chi vuole andare alle celle passa dal ponte dei mille. su quel ponte io ho anche assistito ai fuochi d'artificio alla fesra del borgo. bello anche il parco marecchia dove secondo me eventi come il vodafone tour o il concerto di riki martin dove eravamo una marea di gente li dovrebebro fare più spesso. quel parco è proprio ideale per i concerti. e gli eventi.
E' l'inizio della Emilia Romagna e della "tota italia" Augustea. ARIMINUM ne é satata la base e l'Imperatore l'ha ringraziata. E' il simbolo del progetto della "romanizzazione" = "civilizzazione" iniziato con la Colonina Ariminum verso il Nord = regioni Padane e Cisalpine. E' una meraviglia della Architettura e della Storia
Salve volevo congratularmi per il sito davvero interessante e completo. Sono di nazionalita' svedese ed ho notato la mancanza della traduzione nella mia lingua, cosi' mi chiedevo se era per voi interessante averla. Per un eventuale contatto la mia ,mail e' sandratk@libero.it
E' casa mia!! da 56 anni lo attraverso...con ogni stagione e con tanti ricordi...caro ponte del diavolo!!...e il rombo della mille miglia...
Gentile Associazione, Vi allego per conoscenza, la lettera che ho inviato all’Assessore alla Cultura del paese di Savignano sul Rubicone. Un caro saluto, Giorgioppi. Gentile Assessore alla Cultura, mi chiamo Giorgio Gioppi, sono un pittore di professione che da 4 anni si è messo a studiare le opere di Piero della Francesca, ed avendo riconosciuto che Piero usava un sistema per datare le sue opere, ho voluto cercare l’origine di questo metodo. In questo momento sono arrivato ai romani. Le segnalo un mio video, “Il ponte sul Rubicone, è inaugurato nel 13 dopo Cristo”, Giorgioppi. Potrà verificare se lo vorrà, i video legati agli stessi studi, a cominciare dal Ponte romano di Rimini “Formula degli imperatori”, Giorgioppi. La mia non è una scoperta ma il riconoscimento di un sistema millenario. Non mi attendo reazioni, avendo verificato che il sistema (modificato nel tempo) è ben conosciuto. I miei studi vogliono restare all’interno del mondo dell’arte, poiché è solo l’arte che può essere utile a tutta l’umanità.. Un caro saluto a Lei ed ai suoi concittadini, Giorgioppi.